La zona dell’altare custodisce il nucleo più antico di tutto il Santuario. Lo capisci anche solo osservando nelle mezzelune ai fianchi dell’Altare residui di antichi affreschi picchiettati che ritraggono a destra l’Arcangelo Gabriele annunciante ad una Madonna totalmente perduta dall’altro lato della finestra e a sinistra una Santa. Queste pitture paiono di scuola del Luini. Del Cinquecento non resta altro se non la rozza decorazione a finto marmo delle pareti. Molto belli sono gli stucchi del presbiterio, i più antichi, che risalgono agli inizi del seicento e danno solennità e ricercatezza alla parte più sacra dell’edificio. Puoi osservare l’intreccio di fiori e foglie assieme a frutti e teste d’Angelo, quasi a non voler lasciare nessuno spazio senza decoro. Gli affreschi dell’Annunciazione e degli Angeli musici e cantori, sono opera del Rivetta.
Se guardi con attenzione sul cornicione accanto alla porticina della Sacrestia, puoi leggere una traduzione seicentesca dell’Ave Maria che allora si recitava solo in latino: Dio ti salvi Maria piena di gracia il Signore è teco. Sulla mensa dell’Altare è scolpita una scritta latina. E’ la locuzione interiore sentita da San Josemaria Escrivà il 23 agosto 1971 mentre era villeggiante a Caglio e pellegrino a Campoè e che interessò la preghiera di tutto l’Opus Dei per il riconoscimento giuridico della Prelatura. Significa: “Corriamo con fiducia al trono della gloria per ottenere misericordia” ed è ispirata alla Lettera agli Ebrei. Lo puoi sentire come un dolce invito ad accostarti a Maria, tua Madre.
Il Primo Nucleo
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